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News - Giovedì 21 Novembre 2024

Questo 29 giugno, oltre a registrarsi come una delle giornate più calde dell’estate appena cominciata, ha visto Papa Francesco accogliere i fedeli di piazza San Pietro con un Angelus dedicato alla Solennità dei S.S. Pietro e Paolo patroni anche della città di Roma.

L’interrogativo cruciale che Gesù ci pone oggi come ai discepoli è “Chi sono io per te? E la gente chi dice che io sia?”

Nella vita cristiana c’è chi si sofferma alle opinioni e chi invece parla con Gesù e punto di riferimento dei nostri affetti.

I due Santi che festeggiamo - ha sottolineato Papa Francesco - sono stati testimoni e protagonisti del Vangelo con i fatti. Pietro non ha parlato di missioni, ha vissuto la missione attraverso le sue lettere, spendendo la vita per il Signore e i suoi fratelli come pescatori di uomini.

Mettersi in gioco è fondamentale per avvicinarsi al volere di Dio, i testimoni portano i frutti senza lamentarsi, Dio va mostrato con la propria testimonianza e il proprio esempio.

Pietro e Paolo sono stati anch’essi testimoni dopo essere stati peccatori. Raccontare le proprie debolezze, la cruda realtà su noi stessi può aiutarci ad essere testimoni esemplari della fede cristiana.

Denunciare le falsità a cui siamo sottoposti, far cadere le nostre maschere e rinunciare alle mezze misure può destarci dalla lotta contro noi stessi e a raccontare la cruda verità per essere trasparenti con Lui e con gli altri nella nostra Fede.

La Madonna ci aiuti a desiderare di testimoniare Gesù nelle nostre vite - sottolinea il Papa.

Il suo pensiero, infine, si è rivolto alla situazione attuale del Libano che oggi, 1° luglio, si raccoglierà in preghiera insieme a tutte le Chiese per reclamare la pace dei popoli in piena crisi economica, politica e pandemica.

Toccante la dedica al sacerdozio del Papa emerito Benedetto XVI - 70 anni fa: A te, Benedetto, caro padre e fratello, va il nostro affetto, la nostra gratitudine e la nostra vicinanza. Lui vive nel monastero, un luogo voluto per ospitare le comunità contemplative qui in Vaticano, perché pregassero per la Chiesa. Attualmente, è lui il contemplativo del Vaticano, che spende la sua vita pregando per la Chiesa e per la diocesi di Roma, della quale è vescovo emerito. Grazie, Benedetto, caro padre e fratello. Grazie per la tua testimonianza credibile. Grazie per il tuo sguardo continuamente rivolto verso l’orizzonte di Dio: grazie!

 

Ilaria Carbone

Da due settimane Papa Francesco è ritornato finalmente a potersi affacciare dalla sua finestra ai fedeli di Piazza S. Pietro. Un’ emozione che già la scorsa settimana è stata espressa  volutamente dal Pontefice in queste parole: “Non esiste un cristianesimo a distanza. L'amore richiede il contatto, la condivisione della vita. Il buon samaritano si è chinato, ha caricato il malato e lo ha portato alla locanda. Amare Gesù significa entrare in una comunione di vita. Il bisogno di nutrirci per vivere in famiglia o tra amici diventa pure espressione di comunione, di festa. Il convitto eucaristico è il segno emblematico della comunità cristiana, mangiare insieme il copro di Cristo è il centro della vita cristiana. Gesù non è un fantasma ma una persona viva che ci riempie di gioia al punto di non credere. La presenza di Gesù in questa passo evangelico costituisce la relazione viva con Lui. La Regina Maria Vergine ci aiuti a vivere questa esperienza con Lui”.

Rilevante l’appello sull'Ucraina orientale e sul “cessate il fuoco” dovuti al moltiplicarsi delle attività militari. A tal proposito chiede alla popolazione di promuovere gesti capaci di richiamare la fiducia reciproca, la riconciliazione e la pace. A concludere Papa Francesco rivela: "Mi è mancata la Piazza, ringrazio Dio e voi per la vostra presenza qui in questo Regina Coeli”.

In questa quarta domenica di Pasqua, importante anche per l’Italia e la sua liberazione dal dominio nazi-fascista, il Papa riprende la figura del "Buon Pastore" in cui Gesù viene rappresentato come Colui che difende, conosce e ama le sue pecore.

A Lui, Buon Pastore, si contrappone il mercenario al quale non importa delle pecore perché lavora per denaro. Quando arriva il lupo, infatti, non pensa ad altro che a fuggire e abbandonare il proprio gregge. Gesù, al contrario, ci salva invece da tante situazioni difficili con la forza della Sua presenza.

Il Signore conosce e difende le sue pecore "ad uno a uno" in maniera unica, ognuno con la propria storia e il proprio valore ed è sempre pronto a prendersi cura di noi. In Lui si realizza pienamente l'immagine della Misericordia di Dio. Il Papa Francesco sottolinea che - “Gesù vuole che tutti possano ricevere l'amore di Dio. Maria Santissima ci aiuti ad accogliere e seguire il Buon Pastore per accogliere e aiutarlo nella Sua Missione". E prosegue - “Esprimo la mia vicinanza alle 82 vittime dell'incendio dell'ospedale di Covid-19 a Bagdad. Vi confesso che sono molto addolorato per la tragedia consumata nel Mediterraneo con 130 migranti morti in mare, sono persone, sono vite umane che hanno chiesto un aiuto che non è mai arrivato. È il momento della vergogna, preghiamo per questi fratelli che continuano a morire in questi drammatici viaggi e per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un'altra parte, preghiamo per loro. Oggi si celebra la Giornata mondiale delle vocazioni che ha come tema "San Giuseppe e il sogno della vocazione" ringraziamo il Signore tutti quei fratelli che si consacrano per il Suo amore e chiediamo che mandi i buoni operai a lavorare nel suo campo".

 

Ilaria Carbone

Gesù risorto sia speranza per tutti quei giovani che sono stati “costretti a stare lunghi periodi senza frequentare la scuola, l’università e condividere il tempo con gli amici. Tutti abbiamo bisogno di vivere relazioni reali e non solamente virtuali. A loro sono particolarmente vicino” - questo è uno dei messaggi che Papa Francesco ha voluto rivolgere ai giovani, durante la celebrazione della Messa di Pasqua.

Consapevoli che l’odio può essere solo dissipato dall’amore e dalla fraternità, pegno della vittoria della vita sulla morte che oggi riviviamo grazie alla Resurrezione di Cristo - il Papa chiede che si cessino le armi in Siria - “terra martoriata in cui milioni di persone vivono ormai in condizioni disumane”.

Si è svolta con questi intenti di speranza, pace e fratellanza la Messa senza omelia nella Basilica San Pietro di Papa Francesco.

Il messaggio Urbi et Orbi di quest’anno è rivolto alla pace mondiale devastata dalle “troppe guerre e violenze che ci sono nel mondo”. Oggi ricorre infatti anche la Giornata delle mine antiuomo, “che uccidono o mutilano ogni anno molte persone innocenti, impedendo all’umanità di camminare insieme sul sentiero della vita”.

Celebrare la Pasqua quest’anno senza, in molti casi, garantire l’accesso alle sacre funzioni, ha comportato forti limitazioni con la preghiera. A tal proposito il Papa si sofferma sottolineando che “alla luce del Risorto le nostre sofferenze sono trasfigurate…dove c’è la morte c’è vita, dove c’è lutto, c’è consolazione. Nell’abbracciare la croce Gesù ha dato senso alle nostre sofferenze, guarendoci dal male del mondo”.

È in questi momenti di raccoglimento e di festa per la Santa Resurrezione di Cristo che affidarsi a Lui come fecero gli apostoli e le pie donne ci permette di assaporare e di rivelare al mondo intero, la salvezza di cui ci rende partecipi: luce come fonte di rinascita dei popoli.

 

Ilaria Carbone

Santo del giorno

San Gelasio I
San Gelasio I
Papa